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Quando c’era Mancini (quello della Roma)

Perchè il primo amore non si scorda mai...

Nicolò Premoli

Fantacalcio: una parola che nella mia mente riecheggia da tempo, da quell'estate in cui con cinque amici si decise di "fare il Fanta", di provare un gioco che mi avrebbe regalato emozioni e ricordi ancora vividi, ancora intensi. Correva l'anno 2003, sono trascorsi ormai dieci anni: qualcuno portò al parco che ci vedeva protagonisti di mille e più mundialiti e tedesche (il palleggio, questo sconosciuto...) una Gazzetta sgualcita e unta di caffè, magari "presa in prestito" da qualche bar nei giorni precedenti. Una Gazzetta contenente l'ambitissimo listone pieno di nomi importanti e riserve sconosciute, il listone che sarebbe divenuto negli anni a venire compagno fedele delle vacanze passate sotto l'ombrellone, all'ombra dei palazzi della città.

Mancini o Mansini?

La prima asta cominciò senza nessuna ansia, con la frenesia e l'imprudenza di chi ha quindici anni e ancora ignora la tensione (sottile ma non troppo) che avrebbe contraddistinto le aste degli anni a venire...volarono anche i primi insulti tra chi non voleva proprio mollare la presa su un giocatore e chi magari si dilettava a rilanciare anche "l'uno" dei secondi portieri. All'epoca di calcio ne sapevo il giusto, ero tutt'altro che un esperto della Serie A: i nomi importanti li conoscevo bene ma per il resto brancolavo nel buio. Tentai qualche scommessa sperando nel botto e mi aggiudicai un tale Mancini, no non quello che allena come ebbero a dire  i compagni d'asta che (quasi) ne ignoravano l'esistenza. Io stesso sbagliai la pronuncia, dissi sottovoce quasi con vergogna: «Chiamo Mancini, Roma a 4». Era "ManSini" in realtà ma nessuno se la prese a male: lo portai a casa senza colpo ferire. Forse nemmeno Amantino sapeva cosa gli avrebbe riservato il futuro in Serie A: a vent'anni si respirano speranze e si collezionano sogni.

Un tacco è per sempre

 Il gol di tacco di Mancini, 9 novembre 2003