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Gallipoli, gli anni del sogno “B come Barba”

Quando si pensa alla Puglia non si può far altro che pensare alla bellezza del mare, delle spiagge e di alcune città d’arte che l’hanno resa famosa in tutto il mondo. Il Salento, in tal senso, rappresenta con ogni probabilità la miglior...

Redazione Fantamagazine

Quando si pensa alla Puglia non si può far altro che pensare alla bellezza del mare, delle spiagge e di alcune città d’arte che l’hanno resa famosa in tutto il mondo. Il Salento, in tal senso, rappresenta con ogni probabilità la miglior soluzione per trascorrere le proprie vacanze in qualsiasi periodo dell’anno, in particolar modo in quello estivo. 

La bellezza di questa zone lascia davvero a bocca aperta, con soluzione di svago e divertimento davvero uniche nel panorama italiano, com’è noto a chi ha trascorso un periodo di vacanza nella Città di Gallipoli, tra le mete più ambite e ricercate dai turisti di tutto il mondo. 

 

L’approdo di Barba al vertice societario del Gallipoli

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Una cittadina di poco meno di 20.000 residenti, che è stata al centro dell’attenzione del mondo calcistico italiano in un’epoca neppure troppa lontana. Pochi anni fa, infatti, quando si parlava di élite calcistica pugliese, Gallipoli risultava la terza forza regionale dopo Bari e Lecce con l’ambizione, neanche troppo velata, di poter diventare una solida realtà del calcio italiano. 

Erano gli anni di uno slogan diventato iconico in terra salentina, anche se poi, purtroppo, è svanito proprio sul più bello, ovvero quando l’obiettivo utopistico fu raggiunto: “B come Barba”. Vincenzo Barba è un imprenditore operante nel commercio di prodotti petroliferi, gallipolino doc, che nel 2002 decise di prendere in mano le redini della società della sua città per darle stabilità nel mondo del calcio professionistico

Il Gallipoli, a quei tempi, aveva rivisto la luce - calcisticamente parlando - solo da pochi anni. Dopo una fugace prima esperienza nel mondo professionistico sul finire degli anni ‘70, culminato con la promozione in Serie C, la compagine salentina ha vivacchiato nel mondo dilettantistico per oltre un ventennio, con qualche apparizione addirittura in Prima Categoria 

Una sorta di smacco per una cittadina importante e prestigiosa, che ritrovò l’Eccellenza all’inizio del nuovo millennio grazie ad Antonio Vallebona, che nell’estate del 2002 cedette la società ad Antonio Barba, imprenditore con disponibilità economiche decisamente più elevate rispetto al predecessore e progetti estremamente più ambiziosi racchiusi, per l’appunto, nel già citato slogan “B come Barba”. 

 

Il ritorno nei professionisti dopo trent’anni di assenza

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I risultati non tardarono ad arrivare. Dopo un anno di assestamento, dove il neo-presidente non poté incidere significativamente sul mercato, il Gallipoli, nella stagione 2003/2004, domina nettamente il proprio girone del campionato d’Eccellenza pugliese e ritrova la massima serie dilettantistica italiana dopo un’assenza lunga ben cinque lustri. 

L’anno successivo, la squadra venne ulteriormente rafforzata con innesti di qualità, che consentirono al Gallipoli di vincere in scioltezza anche il girone di Serie D al quale prese parte. In quel campionato si mise in grande spolvero la coppia d’attacco Castillo-Innocenti, capace di mettere assieme la bellezza di 45 gol: il primo, argentino di nascita, dopo aver fatto sfracelli nelle serie dilettantistiche pugliesi (prima di Gallipoli segnò gol a raffica a Brindisi, Nardò e Lamezia) riuscì ad imporsi anche nella massima serie italiana con le maglie di Lecce, Fiorentina e Bari

Il ritorno nel mondo professionistico fu a dir poco entusiasmante. Il presidente Barba rafforzò ulteriormente la squadra, convinse Castillo a restare in Salento nonostante le offerte provenienti da squadre di rango superiore, e riuscì a centrare la terza promozione consecutiva, impreziosita dalla conquista della Coppa Italia di Serie C. Il sogno della Serie B, quindi, era solo ad un passo dal diventare realtà. 

L’approdo in Serie C, però, non fu dei più semplici. Il primo anno non fu particolarmente entusiasmante, con un undicesimo posto ben lontano dagli obiettivi dichiarati ad inizio stagione. Il sempre più vulcanico Barba operò, quindi, un’autentica rivoluzione nell’annata seguente, mettendo alla guida della squadra il bresciano Dario Bonetti, rientrato in Italia dopo l’esperienza vissuta nel massimo campionato ungherese. 

 

Il sogno diventa realtà: promozione in Serie B dopo tre anni in Serie C/1

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A causa di incomprensioni con la dirigenza, Dario Bonetti rimise il suo mandato con la squadra al terzo posto in classifica a meno di dieci giornate dal termine della regular season. Il contraccolpo psicologico fu evidente. La squadra  smarrì la propria identità e chiuse la stagione al nono posto, a sette lunghezze di distanza dal quinto posto e dall’obiettivo play-off

Deluso dall’andamento della stagione, Barba operò una sorta di rivoluzione a 360° all’interno della società e affidò la panchina a Giuseppe Giannini, puntando su un mix di calciatori di categoria e giovani talenti. Scelte che si rivelarono sin da subito azzeccate, col Gallipoli protagonista incontrastato del campionato, che vinse quasi in scioltezza. Dopo tre anni di Serie C/1, il sogno “B come Barba” divenne realtà. Ma proprio in quel momento, Barba decise di gettare la spugna. Minacciò di non iscrivere la squadra al campionato cadetto se non avesse ricevuto supporto economico da parte di altri imprenditori locali,  scatenando il malcontento della piazza. 

 

Il surreale anno trascorso in cadetteria, un sogno diventato incubo

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Solo a luglio inoltrato arrivò la certezza dell’iscrizione, ma la situazione restò tesa. Ad agosto, in quel di Lumezzane in una gara valevole per la Coppa Italia, il Gallipoli si presentò con la squadra primavera subendo un pesante cappotto (6-0). Solo pochi giorni prima dell’avvio del campionato cadetto si ebbe la certezza che fosse ancora Giannini a guidare i salentini in panchina. 

Il “Principe” si trovò a gestire una situazione grottesca e caotica, con la squadra costruita alla “bene e meglio” negli ultimi quindici giorni di mercato. Nonostante tutto, il Gallipoli disputò un grande girone d’andata chiudendo all’undicesimo posto, prima di crollare nella seconda parte e terminare, mestamente, al penultimo posto in classifica. Il sogno “B come Barba”, quindi, svanì nel nulla. Quella che doveva essere una festa si rivelò - sportivamente parlando - una tragedia. Gallipoli subì l’onta di un altro fallimento calcistico e dovette ripartire dell’Eccellenza, sparendo nuovamente dai radar del calcio professionistico. Oggi, a distanza di oltre dieci anni dal fallimento, la squadra è ancora al punto di partenza, ovvero in Eccellenza, con solo due misere stagioni trascorse in Serie D.