Articolo scritto in collaborazione con la testata culturale Eroica Fenice
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Storia, simboli e popolo: il calcio come specchio della cultura
«Il calcio è la cosa più importante delle cose non importanti.»
— Arrigo Sacchi
Il calcio come fenomeno storico
—Il calcio, nella sua forma moderna, è il risultato di un processo storico lungo e stratificato. Prima di diventare uno sport regolamentato, è stato un insieme di pratiche ludiche diffuse in contesti geografici e sociali molto diversi. Giochi con la palla sono attestati in Cina già tra il II e il III secolo a.C. con il cuju, mentre forme analoghe erano presenti nel mondo greco e romano con l’epískyros e l’harpastum.
Queste attività non avevano regole uniformi né strutture stabili, ma condividevano alcuni tratti fondamentali: l’organizzazione collettiva, la competizione e la dimensione pubblica del gioco. La progressiva codificazione avvenne in Europa, in particolare in Inghilterra, nel XIX secolo, con la nascita dei primi club, delle federazioni e di un regolamento condiviso. È in questo contesto che si rintracciano le origini del calcio, chi ha inventato il gioco e la sua storia, trasformando antiche tradizioni in una disciplina universale.
Sport e cultura: oltre le regole
—La storia del calcio mostra come lo sport non sia mai separato dal contesto sociale in cui si sviluppa. La diffusione delle regole, la nascita delle squadre e l’organizzazione delle competizioni rispondono a esigenze culturali prima ancora che sportive. Il calcio diventa così uno spazio in cui si riflettono rapporti di classe, identità territoriali e trasformazioni urbane.
In questo quadro, il calcio assume una funzione simbolica: non rappresenta solo una competizione, ma un linguaggio condiviso, capace di produrre narrazioni collettive riconoscibili da comunità molto ampie.
I simboli come costruzione identitaria
—Un aspetto centrale del calcio come fatto culturale è l’uso dei simboli. Stemmi, colori, mascotte e soprannomi non sono elementi decorativi, ma strumenti attraverso cui una comunità si rappresenta. Essi cambiano nel tempo e rispondono a fattori storici, sportivi e sociali.
Un caso emblematico è quello del Napoli calcio. Alla fondazione del club, nel 1926, il simbolo scelto fu il cavallo rampante, emblema di tradizione e continuità storica legato al Regno di Napoli. Tuttavia, a seguito dei risultati negativi della prima stagione, questo simbolo perse rapidamente significato nel sentire collettivo.
Attraverso un processo spontaneo, nato nel linguaggio popolare e nella satira cittadina, il cavallo venne sostituito dall’immagine dell’asino. In origine usato in senso ironico, il simbolo venne progressivamente accettato e consolidato come rappresentazione alternativa dell’identità cittadina. Questa evoluzione ha consacrato il Ciuccio come simbolo del Napoli calcio, segnando il passaggio storico da cavallo ad asino nell'immaginario dei tifosi.
Dal gioco antico alla cultura contemporanea
—Il legame tra le origini storiche del calcio e l’evoluzione dei suoi simboli mostra una continuità chiara: il calcio si adatta ai contesti che lo accolgono e ne riflette la struttura culturale. Dai giochi rituali dell’antichità alle società sportive moderne, dagli stemmi nobiliari alle mascotte popolari, ogni fase racconta un diverso rapporto tra sport e società.
In questo senso, il calcio può essere letto come uno strumento di analisi culturale: osservandone la storia, i simboli e le trasformazioni, è possibile comprendere dinamiche più ampie legate all’identità collettiva, alla memoria storica e alla rappresentazione sociale.
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