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Serie A, tutti gli scenari in caso di annullamento del campionato

Nessun campione d'Italia, ipotesi sulle retrocessioni, stipendi e diritti tv: le carte in gioco sono tante

Mauro Maccioni

"Nella confusione generale causata dal Covid-19 esiste una certezza: il 2 agosto si devono chiudere i campionati, parola della Uefa. Manca il resto, certo, ma ora come ora è tutto nebbioso e difficile da definire. Da tempo i vertici del calcio si stanno riunendo e continuano a studiare tutte le soluzioni possibili. Comprese quelle che verrebbero applicate in caso di annullamento del campionato, come riportato dalla Gazzetta dello Sport.

CLASSIFICA E RETROCESSIONI

"Come detto, la Uefa ha imposto il 2 agosto come termine della stagione. La Uefa non vive sulla luna ed è ben consapevole della situazione che sta vivendo il mondo. In questo senso ha provato a farsi incontro alle varie leghe e ha proposto la "rivalutazione" della formula dei vari tornei, strizzando l'occhiolino a eventuali playoff e playout. Ma se, alla fine, non si riuscirà a ripartire, la soluzione sarà il congelamento della classifica. Il titolo non verrebbe assegnato e l'Europa sarebbe assicurata alle prime 6 squadre in classifica. Resta solo il problema delle retrocessioni. Le possibilità vagliate sono due: retrocessione delle ultime due in classifica - che verrebbero sostituite dalle prime due di Serie B -, oppure Serie A a 22 squadre, con nessuna retrocessione nel campionato cadetto. Su questo ci sarà da discutere in futuro, ma per ora si spera di non dover affrontare l'argomento e di ripartire.

QUESTIONE STIPENDI, PRONTI I TAGLI

"Uno dei temi più caldi del periodo è sicuramente la questione degli stipendi. I presidenti delle società spingono per la sospensione di quattro mensilità, mentre i giocatori rimangono fermi con i piedi impuntati: solo un mese di "magra" e poi si vedrà l'evolversi della situazione. Un accordo è ben lungi dall'essere trovato, ma in caso di annullamento ufficiale della competizione la situazione diverrebbe improvvisamente più semplice. In quel caso, i giocatori non svolgerebbero le prestazioni per le quali sono retribuiti e, dall'altra parte, le società non avrebbero davvero soldi per permettersi di pagare i loro stipendi astronomici. Se due più due fa quattro, allora senza entrate gli stipendi non possono essere pagati, specie se così esosi. I calciatori dovrebbero, per forza di cose, farsi indietro.

QUESTIONE DIRITTI TELEVISIVI

"Nell'alone della questione ripresa emerge un dato interessante:le società non vogliono concedere sconti ai licenziatari tv. Verrebbe da dire che c'era da aspettarselo. La crisi che sta affrontando il calcio è troppo grande per concedere degli sconti - e quindi una riduzione degli introiti - alle televisioni. Ma la situazione, come per gli stipendi, cambierebbe radicalmente in caso di annullamento del campionato. In quel caso sarebbero le televisioni ad aver il coltello dalla parte del manico, perché pagherebbero qualcosa che non possono avere. Si sta vagliando la soluzione dello sconto sulla stagione successiva che, secondo quanto richiesto da Sky, si stanzia sui 255 milioni. Questo taglio dovrebbe poi essere applicato anche gli altri licenziatari, per arrivare a una perdita di circa 440 milioni. Si parla del 40% degli incassi totali. Se a questi si aggiungono gli incassi dalle sponsorizzazioni, dal botteghino e quant'altro, allora la cifra toccherebbe la soglia dei 700 milioni. Numeri in rosso davvero spaventosi.

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