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Serie A, possibile ripresa: se un giocatore fosse positivo al coronavirus?

Cosa può succedere al campionato nel caso in cui si trovasse un nuovo positivo, tra tempistiche e tamponi

Carlo Cecino

"Un protocollo, quello medico della Figc, che alza l'asticella delle garanzie per la salute al massimo livello delle squadre di Serie A. Una figura che rivestirà un ruolo fondamentale per ogni compagine: i medici sociali, chiamati ad operare una "costante valutazione clinica", a dare "indicazioni sul comportamento da tenere" e a vigilare sulla "sanificazione" del "luogo chiuso" in cui si radunerà ogni squadra alla possibile ripresa degli allenamenti. Così dice La Gazzetta dello Sport.

LE PROBLEMATICHE DIETRO L'ANGOLO

"Ma ci sono anche alcune preoccupazioni da valutare attentamente. In primis, quello dei tempi. I medici sono allarmati dalla possibilità che il 4 maggio - salvo ulteriori modifiche dal governo - sia una data troppo vicina per la ripresa delle attività agonistiche. "Bisogna riprendere quando il rischio è vicino allo zero. Il problema è che in questo momento i tamponi non sono a disposizione dei privati. E la gara per la scelta dei test sierologici dovrebbe produrre un risultato soltanto il 29 aprile, praticamente a ridosso del 4 maggio" riflette su La Gazzetta Giuseppe Palaia, medico-bandiera del Lecce.

"La più grande controversia si concentra poi su un tasto dolente: l'eventualità di una positività in corsa. Cosa succederebbe se si incontrasse un caso? Come spiega la Rosea, il protocollo risponde per ciò che riguarda gli allenamenti. E prevede che la persona "positiva" - parte del gruppo squadra, quindi anche tecnico o fisioterapista - "dovrà essere isolata in una stanza ben serrata che dovrà rimanere chiusa senza che nessuno possa accedere a eccezione delle squadre di emergenza e degli addetti al soccorso". Per i compagni di squadra o di lavoro si procederà con "l'isolamento fiduciario con sorveglianza attiva", ci sarebbe la sospensione temporanea degli allenamenti di gruppo, e un doppio esame del tampone in 24 ore, con test sierologici per tutti da effettuare subito e da ripetere a distanza di 5-7 giorni. Se questo dovesse capitare a ripresa agonistica già avvenuta, porterebbe a una fermata generalizzata. Senza considerare il tema della responsabilità. Quella del medico sociale si intreccia con l'incarico del medico di lavoro, figura diversa nell'ambito dell'organizzazione delle società. Società a cui rimane la responsabilità legale, conclude La Gazzetta dello Sport.

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