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Il derby di Verona secondo Shakespeare

Il tifoso pallonaro medio rabbrividisce nel sentire una parola più di ogni altra, nulla a che vedere con “scudetto”, “Champion’s League”, “Triplete” o “Zero tituli”. Sono cinque semplici lettere che valgono più una stagione,...

Redazione Fantamagazine

Il tifoso pallonaro medio rabbrividisce nel sentire una parola più di ogni altra, nulla a che vedere con “scudetto”, “Champion’s League”, “Triplete” o “Zero tituli”. Sono cinque semplici lettere che valgono più una stagione, cinque lettere in grado di spedirti in 90 minuti in paradiso come all’inferno. Chiunque abbia mai giocato o vissuto da tifoso un derby sa che è questione per cuori forti e caviglie d’acciaio. Dalla serie A alla terza categoria vivere un derby è un’emozione speciale, qualcosa che calcisticamente parlando è inspiegabile, perché è come se per quella domenica si annullassero i punti in campionato, i gol fatti o subiti,  le stelline sulla maglia o le wags in tribuna. La supremazia cittadina è tutto: chi vince regna, almeno fino al derby successivo. Una stracidattina che attinge dalla letteratura

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