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L’inverno del calcio

C'era una volta il calcio...e oggi?

Nicolò Premoli

Il calcio è l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l'unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro. (Pier Paolo Pasolini)

 1 X 2? Tre simboli per cercar fortuna...

Stadio: teatro del calcio (?)

Lo stadio: quell'arena dove si vive sulla propria pelle tutta la partita dal riscaldamento al ritorno negli spogliatoi, quel luogo dove ci si perde tra grida, canti e pianti per la propria squadra. Il fascino delle gradinate è impagabile, non bastano mille telecamere per farti vivere certe emozioni vissute tra le potenti luci dei riflettori o sotto una pioggia primaverile. Questo calcio non c'è più, ha cambiato casa e indirizzo: adesso tutto si vive tra mille inquadrature, turni di campionato spalmati su tre giorni, riprese negli spogliatoi e dopopartita di replay analizzati fino alla nausea. Un calcio moderno ci sentiamo dire, un calcio che ha perso il suo fascino rispondo io. Il calcio della domenica è passato da re a vassallo: vassallo di interessi economici preponderanti e spettacolarizzazioni degne del peggior circo di provincia; talvolta mi pare che non si tratti più di un rito ma di un'incombenza, senza dubbio non un piacere. Di certo non aiuta la mediocrità che si vive in serie A di questi tempi: i campioni arrivano con il contagocce e spesso quando la loro parabola è ormai discendente, le squadre fanno di tutto per non prenderle e portare a casa un misero punto, lo spettacolo vive fasi di stanca a tratti insormontabili. Il catenaccio regna in quello che era il "campionato più bello del mondo". Credo che oggi Pasolini storcerebbe il naso di fronte a tutto questo, ad un modo di vivere la domenica come un giorno qualsiasi speso tra le tante (troppe) commissioni quotidiane dove anche il calcio va di fretta e non guarda in faccia a chi non paga il biglietto. Un calcio che ha smesso di essere rito per diventare merce di scambio tra magnati televisivi e presidenti fin troppo attratti dal vil denaro. Un calcio che non ruba più i mariti alle scampagnate domenicali. Il calcio muore ogni volta che si guarda a quello che succede fuori dal campo, fuori da quel rettangolo d'erba dove dovrebbe giocarsi uno sport tra gentiluomini...in attesa di una nuova primavera, in attesa che un raggio di sole laceri la fitta nebbia calata sullo sport.

Allora, il Bologna era il Bologna più potente della sua storia: quello di Biavati e Sansone, di Reguzzoni e Andreolo (il re del campo), di Marchesi, di Fedullo e Pagotto. Non ho mai visto niente di più bello degli scambi tra Biavati e Sansone (Reguzzoni è stato un po' ripreso da Pascutti). Che domeniche allo stadio Comunale! (Pier Paolo Pasolini)

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