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C’eravamo tanto amati, Zlatan

Lettera aperta di un vecchio fantacalcista a Ibrahimovic

Nicolò Premoli

"Sono passati parecchi anni da quel fantacalcio vinto. Da quella gioia capace di giocarsela con quella di un bambino la mattina di Natale. Di tempo ne è passato, Zlatan. Era il 2004 e solo qualche mese prima l’avevi combinata grossa con quel colpo di tacco arrivato in cielo per beffare Buffon e la difesa azzurra a cinque minuti dal fischio finale. Sì, ricordo pure di quel biscotto amaro. Ma questa è tutta un’altra storia.

Arrivò l’asta di inizio anno, il momento in cui anche il migliore amico si trasforma in un avversario al quale non fare sconti, nemmeno sul sesto attaccante. Avevo cerchiato il tuo nome in rosso sul listone, pronto a fare follie per poter scrivere il tuo nome ogni domenica. Che con te sarebbe forse stata meno “maledetta” del solito. Via i portieri, risparmio sui difensori e un paio di colpi a centrocampo. Per arrivare all’attacco e pronunciare la formula magica: “chiamo Ibrahimovic, dico uno”.

"Nel giro di pochi secondi quell’uno era già diventato trecento. Le gocce di sudore, un occhio al budget residuo per non rischiare di trovarsi a giocare con due attaccanti per il resto del campionato. Avevo fatto i calcoli fin troppo bene: gli avversari cedettero uno ad uno, spaventati da quelle chiamate sempre più ardite. Ardite proprio come le tue interviste cui avrei assistito soltanto qualche tempo dopo.

"Sapevo che saresti stato decisivo, che avresti dato una marcia in più ad una squadra finita seconda a pochi, pochissimi punti dal primo classificato nel primo fantacalcio della mia vita. Tu non eri abituato ad arrivare secondo, non lo sei mai stato. Ho ancora negli occhi la tripletta contro il Lecce: ti avrei schierato anche da infortunato o squalificato sperando che la tua sola presenza potesse dare la scossa all’intera formazione.

"Calciopoli era alle porte come la vittoria del fantacalcio, in quel maggio 2005, quando l’Italia ancora non aveva la quarta stella cucita proprio lì, ad un passo dal cuore. C’eravamo tanto amati, Zlatan. Ma oggi pomeriggio cambia tutto. Per novanta minuti proverò a dimenticarmi di quella vittoria. Delle tue annate al Milan quando riuscivi a far segnare anche Nocerino, di quelle all’Inter in cui ero riuscito ad accoppiarti un certo Principe Milito che regnava su Genova. Ma tu, caro Zlatan, per un attimo, prova a dimenticare come segnare. E tieni quel tacco ben piantato sull’erba.

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