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Apologia del pacco, cap. 1: Fernando Llorente

Da bomber a pacco il passo è breve...ma Fernando è molto di più

Nicolò Premoli

Siamo tutti bravissimi a prendercela con noi stessi o sfottere gli avversari per il pacco acquistato ad inizio anno. Meno bravi a ricordare quanto quel pacco ha fatto in passato o più semplicemente soltanto una stagione fa. Ecco a voi l'apologia del pacco perché un bidone (non) è per sempre...

Ballottaggio Llorente-Morata con lo spagnolo in vantaggio. (Gazzetta dello Sport)

 Llorente esulta dopo una rete contro il Manchester United

Gli esordi di Nando

Ero convintissimo che Fernando fosse basco, una convinzione ferrea che Edoardo smonta all'istante.

Llorente non è basco ma riojano, si è sempre detto onorato di rappresentare la Spagna e non ha mai mostrato di avere un rapporto forte con i Paesi Baschi. In realtà lui ha pure giocato con la nazionale di Euskadi (nazionale dei Paesi Baschi, NdR) perché è nato a Pamplona dove una zia faceva l'ostetrica nell'ospedale della capitale navarra. In realtà è sempre vissuto a Rincon de Soto in Rioja e non parla per niente euskera.

Non tutti sanno che l'Athletic Bilbao annovera tra i suoi tesserati non solo calciatori baschi ma anche giocatori non baschi cresciuti nel vivaio di una squadra basca. A 12 anni Llorente, dopo aver mosso i primi passi nel Funes e nel Club Atletico River Ebro, entra nella cantera dell'Athletic Bilbao che lo soffia alla concorrenza di Barcellona e Espanyol. Si fa tutta la trafila nelle giovanili e dopo le parentesi con Baskonia e Bilbao Athletic arriva la chiamata della prima squadra.

Il debutto con i Leoni è folgorante: esordio il 16 gennaio in Athletic-Espanyol 1-1 con gli applausi del San Mamés, tripletta dopo tre giorni in Copa del Rey col Lanzarote, primi gol in campionato a marzo contro il Levante. La stagione si chiude con 3 reti in 15 partite di Liga, ma più delle cifre è la qualità del gioco del ventenne centravanti a lasciare stupiti molti addetti ai lavori. A coronamento della sua stagione, Llorente viene chiamato a disputare i Mondiali under 20 con la Spagna e, nonostante l’eliminazione della Roja ai quarti di finale, vince la Scarpa d’argento come vice-cannoniere alle spalle di un certo Leo Messi. Dopo gli anni difficili (2005/06 e 2006/07) con Clemente e Mané, nei quali somma la miseria di 4 gol in due stagioni liguere, l’arrivo di Caparros segna l’esplosione tanto attesa del biondo ariete navarro: 11 gol in 35 partite nella stagione 2007/08.

Un leone in gabbia

Non tutto è oro quello che luccica: Llorente infatti ha rischiato, come tanti altri talenti paragonati alle stelle del calcio mondiale (come non citare Torje, il Messi di Romania?) di finire nel dimenticatoio e in qualche rubrica dedicata alle meteore. Fernando infatti non riesce ad incidere per ben due stagioni quando sulla panchina dell'Athletic si susseguono Clemente e Mamè: 4 reti, un bottino magro per un attaccante. L'ariete biondo si rifà con Caparros: sotto la guida del tecnico spagnolo saranno infatti 57 i gol messi a segno in 4 stagioni. Dopotutto il gioco del mister è semplice: palla lunga a cercare la punta, ed ecco che Llorente può mettere in mostra le sue doti fisiche e realizzative. Passa ancora un anno ed ecco il 2012, anno di Europei e di discussioni tra Llorente e Athletic dove era arriva nel frattempo il tecnico argentino Bielsa. Oggetto del contendere - manco a dirlo - è il rinnovo del contratto.

Ricomincia la stagione e crescono le prime voci circa il rapporto teso tra il calciatore e il tecnico argentino, che dopo la passata stagione e le due finale dalle parti di Bilbao, è diventato un autentico “Dio” da venerare a discapito di calciatori esosi e capricciosi. La stampa dichiara senza mezzi termini che il rinnovo del calciatore dipende tutto dalla permanenza del tecnico, in una sorta di “O io o lui”. A questo punto è il presidente Urrutia che prende la parola e in una conferenza stampa dichiara: «Fernando Llorente mi ha confermato la sua volontà di non voler rinnovare il contratto». Contratto che è ancora in vigore: scadenza nel giugno 2013 e clausola di rescissione fissata a 36 milioni di euro. Il presidente Urrutia completa la sua conferenza stampa dicendo che comunque «L’Athletic Bilbao non ha nessuna intenzione di cedere i suoi calciatori, perché un calciatore se ne vada bisogna che ci sia un club disposto a pagarne la clausola di rescissione per intero».

Le grandi squadre europee provano a fare il consueto gioco al ribasso ma a Bilbao non ne vogliono sapere: o 36 milioni o niente.

Mai a Bilbao si era vista una situazione del genere. Anzi, è noto quanto sia forte il legame dei calciatori con il club. Per citare un paio di casi tra i più famosi, Julen Guerrero, quando il club gli confermò che non aveva intenzione di rinnovargli il contratto, decise di ritirarsi dal calcio a soli 32 anni perché non avrebbe mai potuto indossare un’altra maglia. Oppure Joseba Etxeberria, che decise di prolungare di un anno il suo contratto senza percepire uno stipendio pur di ringraziare il club dopo 17 anni di onorata carriera.

 Llorente durante la presentazione alla Juve

Un successo inaspettato, o quasi

Arriva agosto e sui taccuini dei fantallenatori iniziano ad affacciarsi i primi nomi. Non sono in tanti a segnare il nome di Llorente sotto l'ombrellone: dopotutto la punta spagnola è ferma da un po' e la concorrenza di Vucinic e Quagliarella non è proprio delle più semplici...Fernando comunque si allena alla ricerca della forma migliore e convince Conte a puntare su di lui: l'esordio da titolare arriva il 22 settembre 2013, Llorente sigla subito la sua prima rete in Serie A. Chi aveva creduto in lui fin da agosto inizia a gongolare mentre il Re Leone guadagna fiducia e minutaggio facendo accomodare in panchina i colleghi. A fine anno il bottino è di quelli che non ti aspetti: 16 gol in 34 presenze. Chi lo aveva snobbato all'asta bollandolo «di non essere nemmeno titolare» non può far alto che recitare l'inutile mea culpa del fantacalcista. Quello che è successo questa stagione è sotto gli occhi di tutti. Arriva Allegri, i cross vanno in vacanza. Per Llorente la vita diventa piuttosto dura e il bottino di reti esiguo. C'è chi grida al pacco già a ottobre, chi lo tiene in rosa confidando nel riscatto e chi per forza di cose lo schiera fintanto che è titolare. Sì, perché in estate è arrivato Morata che, prima timidamente, poi con sempre maggiore convinzione, strappa lo scettro di titolare a Llorente. E i tanti 5 incassati dal numero 14 diventano degli ancor più molesti SV. Eppure Edoardo ne è convinto: Llorente non è diventato un bidone all'improvviso.

A me non sembra che stia giocando male: fa tante sponde, apre spazi, perde pochissimi palloni. Il problema è che, diversamente da quanto succedeva con Conte, non gli arriva più un cross, o comunque viene servito molto poco in zona-tiro. Morata è più funzionale al gioco di Allegri perché è veloce e punta la porta palla al piede, Llorente fa tanto lavoro sporco ma poi viene penalizzato al momento di far gol. Mi sembra che Allegri lo apprezzi e alla fine lo ha fatto giocare parecchio, però fa un gioco che al momento lo fa essere importante nella manovra ma poco presente in area avversaria. Più che un'involuzione del giocatore direi che si tratta di un problema tattico. L'ho visto contro l'Empoli l'altra sera e mi sembrò parecchio in palla.

Sembra in palla ma il fantallenatore proprio non lo può più sopportare. Lo manda in panchina nella speranza di farlo risorgere, lo taglia per dimenticare un amore svanito. Quell'amore nato quasi per caso solo un anno prima e svanito altrettanto all'improvviso: è il Fantacalcio, bellezza, e non c'è Re Leone che tenga. C'è però chi ci spera, con tutto sè stesso: chissà che non possa presto a tornare a ruggire...

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