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"Dopo la partita di Reggio Emilia contro il Copenaghen, giocata ad una porta sola, ed il pareggio 3-3 all'Olimpico con i "meno titolari", le sensazioni erano tutte positive. Difficile subire un gol dai danesi, la missione sarebbe stata scardinare quella porta che poi, alla fine, è sembrata stregata: perché è proprio dalla sfida al Telia Parken, conclusasi con l'eliminazione ai calci di rigore, che gli uomini di Gasperini non sono più riusciti ad andare in gol: 120 minuti in Danimarca, poi 90 in casa contro il Cagliari e altrettanti a Ferrara con la Spal. Si pensava già ad una crisi, si parlava di un organico troppo ampio e difficile da gestire, si cercavano soluzioni in tutti i modi, eppure il digiuno è durato 300 minuti abbondanti, lunghissimi, che sembrava non dovessero finire mai.
"L'ultimo sigillo risaliva alla sfida dell'Olimpico del 27 agosto scorso e portava la doppia firma di Emiliano Ariel Rigoni, suggerito brillantemente da Zapata prima e Pasalic poi. E non è un caso che, sebbene ieri il croato non sia mai stato davvero in partita, Duvan lo era eccome: dal suo ingresso l'Atalanta ha cambiato piglio alzando il baricentro, sviluppando il gioco sugli esterni e mantenendo quel possesso in zona avanzata che ha permesso di siglare le due reti che hanno interrotto il digiuno lungo un mese.
"Perchè adesso che Gomez e Ilicic, le certezze dell'Atalanta, non sono ancora al meglio, quelli che devono spingere la palla in rete sono proprio loro: le nuove stelle di questa Dea che vuole diventare grande e confermarsi in campo europeo come la splendida realtà italiana che abbiamo visto nella scorsa stagione.
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