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Roma, Totti: “Le dimissioni? Hanno ottenuto ciò che volevano. Se fosse venuto Conte, sarei rimasto”

Titoli di coda per l'ex Capitano giallorosso, che ha sfogato tutto il suo rammarico per le dimissioni in una lunga conferenza stampa.

Fabiola Graziano

"Si pensava non dovesse mai arrivare questo giorno e invece, si è abbattuto sulla Roma con tutta la sua triste realtà. Dopo ben 27 anni a tinte giallorosse da calciatore prima e da dirigente poi, Francesco Totti ha detto addio alla sua squadra, spiegando le ragioni che lo hanno portato a una decisione così sofferta in una lunga conferenza stampa conclusasi poco fa nel Salone del Coni.

LE PAROLE DI TOTTI

"Sulla giornata odierna: "Innanzitutto ringrazio il presidente Malagò per avermi dato questa possibilità in questo posto bellissimo. Alle 12:41 del 17 giugno 2019 ho mandato una mail al CEO della Roma dove ho scritto un po’ di parole per me immaginabili: ho dato le mie dimissioni dalla AS Roma. Speravo che questo giorno non arrivasse mai, invece è arrivato, è un giorno brutto e pesante, ma credo sia stato doveroso e giusto. Non ho avuto mai la possibilità operativa di poter lavorare sull’area tecnica con la Roma e ho preso questa decisione difficile, ponderata per tanti mesi. Davanti a tutto ci deve essere la Roma. È la squadra da amare. Oggi non devono esserci fazioni pro-Totti o pro-Baldini, deve esserci l’amore nei confronti della Roma. I presidenti passano, gli allenatori passano, i giocatori passano, le bandiere no".

"Sull'attuale società e la decisione dell'addio: "Questa decisione non è colpa mia, perché altri non mi hanno mai dato la possibilità di esprimermi, non mi hanno mai coinvolto in un progetto tecnico. Il primo anno ci può stare, il secondo avevo capito cosa volessi fare e non ci siamo mai trovati, mai aiutati l’uno con l’altro. Sapevano la mia voglia di poter dare tanto a questa squadra, ma loro non hanno mai voluto. Mi tenevano fuori da tutto. Sul lato di calciatore, tutti sappiamo che hanno voluto che io smettessi di giocare. Sul lato dirigenziale, avevo un contratto di 6 anni e sono entrato in punta di piedi perché si trattava di un altro ruolo. Calciatore e dirigente sono due cose completamente diverse. Le promesse sono state fatte, ma alla fine non sono mai state mantenute. Non mi sembrava il caso di continuare così. Levare i romani dalla Roma è sempre stato un pensiero fisso di alcune persone qui dentro. Alla fine sono riusciti a ottenere quello che volevano. Da 8 anni a questa parte, da quando sono entrati gli americani, hanno cercato in tutti i modi di metterci da parte. Hanno voluto questo e alla fine ci sono riusciti".

"Sui tifosi: "Io alla gente di Roma devo solo dire grazie per come mi hanno trattato. C’è stato sempre reciproco rispetto, sia in campo che fuori. Posso solo dire solamente di continuare a tifare questa squadra. La Roma è la squadra più importante del mondo, va tifata e onorata. Vederla così in difficoltà mi rattrista e mi dà fastidio. I tifosi della Roma sono diversi dagli altri, l’amore è talmente grande che non potrà mai finire. Continuerò a tifare Roma anche da fuori. È un arrivederci, non è un addio. Da Francesco posso dire che è impossibile vedere Totti fuori dalla Roma, da romanista non penso che possa succedere".

"Sul futuro: "Diciamo che in questo momento ce ne sono tante di cose che posso fare. Sto valutando tutto. In questo mese valuterò tutte le offerte sul piatto e quella che mi farà stare meglio la accetterò con tutto il cuore. Se prenderò una decisione, sarà quella definitiva. Ci sono state alcune offerte da altre squadre italiane, una stamattina. Ora prendo tutto in considerazione perché adesso sono libero. Juve o Napoli? Ora non esageriamo. Tante cose le ho sapute leggendo i giornali".

"Su Franco Baldini: "Il rapporto con Franco Baldini non c’è mai stato e mai ci sarà. Se ho preso questa decisione, è logico che ci siano stati degli equivoci, dei problemi interni della società. Tra noi, uno dei due doveva uscire, mi sono fatto da parte io perché troppi galli a cantare non servono. Nella società ci sono tante persone che mettono bocca sulle cose e fanno casini, solo danni. Ognuno dovrebbe fare il suo, facendo il suo sarebbe più facile per tutti. Alla fine quando canti da Trigoria non senti mai il suono, perché l’ultima parola spettava sempre a Londra. Era inutile fare o dire ciò che pensavi o che volevi fare o dire: era tempo perso, l’ultima parola veniva da là".

"Sulle cause dell'addio: "Tante cose mi hanno fatto riflettere e pensare. Non sono mai stato reso partecipe, solo quando erano in difficoltà mi chiamavano. In due anni avrò fatto 10 riunioni, mi chiamavano sempre all’ultimo, come se mi volessero tenere lontano da tutto. Dopo un po’ il cerchio si stringe, dopo un po’ subentra il rispetto verso la persona. Ho cercato in tutti i modi di mettermi a disposizione e portare qualcosa in più. Ma dall’altra parte il pensiero era diverso".

"Su cosa servirebbe per rivederlo alla Roma: "In primis un’altra proprietà. Poi bisogna vedere se questa proprietà mi chiama, se crede nelle mie potenzialità. Sicuramente non ho mai fatto e mai farò del male alla Roma, perché per me la Roma viene prima di tutto. Oggi avrei potuto anche morire, sarebbe stato meglio. Ma come ho detto prima, è meglio che mi stacchi io. Tanti personaggi nella Roma hanno sempre detto che sono troppo ingombrante per questa società. Io di soldi non ho mai parlato e non ho mai chiesto niente. Ho chiesto di fare il dt. Non ho chiesto di comandare tutto. Ho chiesto di dare un forte contributo, di metterci la faccia. Se fanno l’allenatore, il ds, e non ti chiamano, che dt sei? Non sono andato a Londra perché mi hanno avvertito due giorni prima. L’allenatore già era fatto, il ds non so se è fatto o no. Io a Londra cosa vado a fare? L’unico allenatore che ho chiamato è Conte. Mihajlovic, De Zerbi, Gattuso e Gasperini: non ho mai scritto né sentito questi allenatori. Ho sentito solo Conte, il resto è tutta fantascienza. Io per stupido non ci passo. Se fosse venuto Conte, sarei rimasto. Ma sarei rimasto anche se mi avessero chiamato prima di scegliere l’allenatore per interpellarmi e darmi fiducia. Con Conte era successo perché io e Fienga abbiamo alzato il telefono e lo abbiamo chiamato, prima che lo sapesse Pallotta. Antonio ci aveva dato l’ok, lo abbiamo visto parecchie volte. Poi ci sono stati problemi e ha cambiato idea. È stata una decisione mia e di Guido, e quando Pallotta l’ha saputo era contento".

"Dell'addio di De Rossi: "Io non ci ho messo mai bocca e io mi tiro fuori. Potrei dire questo. Già da settembre ho detto ad alcuni dirigente che se loro pensavano che questo sarebbe stato l’ultimo anno di Daniele, glielo avrebbero dovuto dire subito. Non andava fatto quello che avevano fatto con me. Daniele è il capitano della Roma, una bandiera, va rispettato. Tutti mi hanno detto ‘Sì, valutiamo’. Poi ci sono stati gli infortuni, i mancati risultati, l’addio di Di Francesco e Monchi. L’audio nel giorno dell’addio di Daniele? Con lui ci ho parlato da amico, gli ho detto di guardare al di là, che pensavo che quello fosse il suo ultimo anno. In quel momento ero un amico di Daniele e gli davo dei consigli. Se io fossi Presidente della Roma e avessi due bandiere come Totti e De Rossi in società, gli darei in mano tutto, per quello che hanno fatto e per rispetto. Ti possono spiegare cosa è la romanità".

"Tra Florenzi e Lorenzo Pellegrini: "Non ho sentito Florenzi, ho sentito Pellegrini. Lorenzo non ci credeva, ma ci crederà. A lui ho promesso tante cose, e spero che queste cose possano avverarsi. È un ragazzo speciale, forte, sia in campo che fuori, può dare tanto a questa società e a questa maglia. È un tifoso della Roma, e qualche romano dentro la Roma serve sempre. La Roma deve essere al primo posto, davanti a tutto. I tifosi non sanno che ci sono dirigenti felici di una sconfitta. Se hai queste persone dentro Trigoria, non vai da nessuna parte".

"Su Nainggolan: "Ho preso una posizione perché la maggior parte dei dirigenti non volevano dare una punizione forte. Nelle società forti non succedono queste cose. Quando uno sbaglia deve pagare, perché altrimenti gli altri si accodano. Chi sbaglia paga, può essere anche Messi o Ronaldo. Nello spogliatoio deve esserci rispetto reciproco. Quando non c’è rispetto non vai da nessuna parte. Se hai sbagliato è giusto che paghi".

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