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Roma, De Rossi: “Dirigente? Lo avevo capito, non sono scemo. Lascio la Roma, mi sento ancora un calciatore”

La conferenza stampa di addio alla Roma di Daniele De Rossi.

Massimo Angelucci

"Per Daniele De Rossi questa stagione sarà l'ultima come giocatore della Roma. Se ne va un pilastro della Roma, una carriera vissuta solo ed esclusivamente in giallorosso, frutto di 18 stagioni, 615 presenze e 63 goal. Questo è il suo più grande trofeo, che vale quanto uno scudetto o una Champions League, aver donato la sua intera carriera ad un'unica maglia, ad un'unica società, a dei dirigenti soprattutto, che sicuramente non hanno dimostrato amore nei suoi confronti, che non hanno indugiato un solo secondo a mandarlo via a causa dell'ultima stagione costellata da molti infortuni.

LE DICHIARAZIONI DI DE ROSSI

"Una carriera esemplare, fatta di goal, emozioni e trofei, ma uno forse è il più grande di tutti, e vale anche più di un Mondiale vinto nel 2006, quello di essere rimasto fedele alla Roma. Scelta che rifarebbe di nuovo: "Scelte diverse? Farei delle scelte diverse riguardo a delle scelte di campo, ma la decisione di rimanere sempre fedele a questa squadra non la cambierei per nulla al mondo. I tifosi hanno dimostrato tantissimo affetto nei miei confronti, ci siamo scelti a vicenda. Questo vale come un trofeo importante in bacheca. Questo amore continuerà in altre forme. Il mio unico rimpianto è avere avuto una sola carriera da dare alla Roma.  La partita che cambierei? Ce ne sono due: le due gare con il Liverpool".

"Un addio traumatico, non certo quello che aveva sognato quando per la prima volta ha varcato i cancelli di Trigoria: "Modalità d'addio: l'addio me lo sarei immaginato in maniera molto diversa, con la società c'è un minimo di distacco perché io volevo continuare a giocare. Mi hanno cacciato via ed ho accettato la decisione. Sarà difficile abbandonare delle abitudini consolidate. La macchina ormai andava da sola a Trigoria"

".Il futuro di De Rossi è ancora in campo, con l'obiettivo di giocare per l'ultima volta un grande torneo con la Nazionale, quello di Euro 2020. Poi, forse, un futuro da allenatore: "Futuro? Ringrazio l'amministratore delegato e tutta la dirigenza per l'offerta ricevuta ma io mi sento un calciatore ed ho ancora voglia di giocare a pallone e mi farei un torto grande se dovessi smettere così in questo modo. È un sogno aver avuto una carriera del genere, da ragazzo non avevo tutte questwe capacità, avrei voluto fare la stessa carriera di mio padre, il mio idolo.  Voglio giocare l'Europeo, è una consapevolezza che è cresciuta e sta crescendo dentro di me. Non sono d'accordo con la decisione della società ma è lei che decide chi gioca. Questo è il calcio. L'unico rammarico è che ci siamo parlati poco in questa stagione, spero che i dirigenti miglioreranno in questo. Futuro da allenatore? Penso che potrebbe piacermi fare l'allenatore, fare il dirigente non mi attira particolarmente. Se un giorno dovessi cambiare idea, raggiungerò Francesco (Totti ndr)".

"Il rapporto con i tifosi è sempre stato ottimo e continuerà ad esserlo: "Io ho imparato dai tifosi ad amare la Roma, il messaggio che gli lascio è quello di stare vicino ai giocatori, questo è un gruppo di persone che merita rispetto. Il Romanismo è salvo con Alessandro e Lorenzo possono continuare questa eredità, senza scimmiottare me o Francesco. La società ha bisogno di professionisti che sul campo danno tutto, poi se sono romanisti abbiamo fatto bingo".

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