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Asta a chiamata libera: quando il cognome si fa duro…

...i fantacalcisti iniziano a tremare. E a memorizzare nuove parole nel correttore

Nicolò Premoli

«Chiamo Papastathopoulos del Genoa a uno» «CHI?» «Papasta...massì dai, il difensore del Genoa, quello greco» «Tuo» (asta di inizio anno per Papastatho...va beh dai, avete capito)

Ci siamo passati tutti. Chi prima, con quel T9 che proprio non voleva saperne di scrivere Vucinic e vi piazzava la versione corretta Tubinga e chi poi con quello smartphone che di farvi mandare la formazione infarcita di nomi improbabili proprio non ha la minima intenzione. Ecco allora che si passano lunghe mezz'ore a memorizzare nel vocabolario questo o quell'altro giocatore, Non è solo la tecnologia ad andare in crisi però: in sede d'asta può anche capitare che il fantallenatore più esperto vada in crisi alla chiamata di giocatori dai cognomi che nemmeno le rispettive madri sono in grado di pronunciare.

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 Vr...Vrsa...VRSALJKO!

Non è solo la Grecia a riservare grattacapi ai fantallenatori. Vrsaljko è forse l'esempio più lampante di come si possano risparmiare vocali nel cognome. Un calciatore che taglia non solo la fascia ma anche la lingua di chi prova a pronunciarne il cognome: già arrivare a dire «vrs» è difficile, arrivare in fondo con la cadenza corretta (a proposito, quale sarebbe?) è impossibile, un po' come vederlo giocare cinque partite di fila senza infortuni. A confronto gente come Jankulovski Knezevic filava via che era una meraviglia. N'siabamfumu (Ascoli, annata 2006/07) forse forse un po' meno...ma qualcuno l'avrà davvero mai chiamato?

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