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Parma, deferiti Calaiò e la società. Nessun avviso per Ceravolo

La società è stata deferita per responsabilità oggettiva ed il calciatore Emanuele Calaiò andrà a processo. Si attendono i giudizi entro una decina di giorni

Claudio Cutuli

Non accenna a placarsi il ''polverone''  sollevatosi in casa Parma: in occasione dell'ultimo turno di B, si era paventata l'ipotesi che due tesserati gialloblù (Calaiò e Ceravolo, ndr) avessero inviato degli sms ''sospetti'' a due componenti della squadra avversaria, chiedendo di ''non metterci tanto impegno'' e quindi provando ad alterare il corretto svolgimento della gara . I calciatori in questione, De Col e Masi difensori dello Spezia e destinatari dei messaggi incriminati) hanno subito denunciato l'accaduto alle autorità competenti, facendo scattare le indagini della Procura.

"Dopo l'annuncio di fine indagini, arrivato in mattinata, sono stati inviati gli avvisi ai diretti interessati, che li vedrà andare a processo presso il Tribunale Federale (il primo grado della giustizia sportiva). Contrariamente a quanto ipotizzato, il solo Calaiò è stato chiamato a testimoniare per difendersi, mentre apparirebbe pulita la posizione di Ceravolo, che non è stato raggiunto da alcun provvedimento nè stato menzionato nei vari comunicati.

"L'accusa è di tentato illecito sportivo, che per il codice della giustizia sportiva (art. 7) è equiparabile al'illecito consumato, prevedendo lo stesso tipo di pena. Cosa rischia il Parma? I crociati, infatti, nel caso in cui venisse accertato il tentativo d'illecito, rischiano una penalizzazione da scontare nella stagione appena conclusa (2017-2018), che modificherebbe inevitabilmente la graduatoria finale rispedendo la società guidata da mister D'Aversa nuovamente in Serie B. Ma andiamo a scoprire il botta e risposta tra la società parmense e la Procura.

CASO PARMA, IL COMUNICATO DELLA SOCIETA' CROCIATA 

''Il Parma Calcio 1913 apprende con sgomento e sconcerto le notizie di stampa riguardanti l’asserito deferimento per la presunta violazione dell’art. 7 del Codice di Giustizia Sportiva, che sarebbe stato contestato in data odierna dalla Procura Federale al Club e ai propri tesserati Emanuele Calaiò e Fabio Ceravolo per l’invio di alcuni messaggi di testo ad ex compagni di squadra prima della partita Spezia-Parma e desidera precisare quanto segue:

Riteniamo che l’accusa di tentato illecito sportivo, se confermata visto che la società a tutt’ora (le ore 13:55 di mercoledì 20 giugno) non ha ancora ricevuto alcun tipo di comunicazione a riguardo, rispetto alle condotte riscontrate, sia sconcertante. Non riusciamo davvero a concepire come testo e tenore dei messaggi in questione possano integrare una fattispecie così grave e siamo convinti che chi dovrà giudicare lo farà nel rispetto delle norme, della giustizia e del buon senso. Il Parma Calcio 1913 continua a nutrire la massima fiducia nella Giustizia Sportiva, ma chiede che la verità venga stabilita nel modo più rapido possibile, per rispetto nei confronti del club e dei suoi tifosi.

"La Società – che ricordiamo non è mai nemmeno stata convocata o ascoltata in ordine a questo procedimento – auspica che, come sono stati resi pubblici molti dettagli delle indagini, possano essere resi pubblici dalla Giustizia Sportiva, da subito o al termine del procedimento, anche i testi dei messaggi in questione, affinché tutti gli sportivi italiani possano avere contezza del tenore degli stessi''.

CASO PARMA, IL COMUNICATO DELLA PROCURA FEDERALE

"''Il Procuratore Federale, esaminati gli atti dell’indagine disciplinare esperita in relazione alla gara Spezia-Parma del 18 maggio 2018 - ha concluso le indagini formulando le seguenti incolpazioni: Calaiò Emanuele, calciatore tesserato per la società Parma Calcio 1913 S.r.l., violazione dell’art. 7, commi 1 e 2, del C.G.S., per avere, prima della gara Spezia-Parma posto in essere atti diretti ad alterare il regolare svolgimento e il risultato finale della gara suddetta, tentando di ottenere un minor impegno agonistico da parte dei calciatori dello Spezia Calcio, signori Filippo De Col e Claudio Terzi, per assicurare alla propria squadra il risultato favorevole dell’incontro, e, in particolare, inviando a tal fine a Filippo De Col, qualche giorno prima della gara, messaggi a mezzo dell’applicativo di messaggistica whatsapp". La società Parma Calcio 1913 per rispondere a titolo di responsabilità oggettiva, ai sensi degli artt. 7, comma 2, e 4, comma 2, del CGS, per il comportamento posto in essere dal proprio tesserato Calaiò".

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